Luca Terrestre intervista Luca Nali - 20 ottobre 2020
D: Ci siamo visti qualche tempo fa, abbiamo affrontato il tema della depressione, la condizione dei bambini e altri temi ancora.
A prescindere dal fatto che, come sappiamo, questa non è un intervista ma un incontro, uno scambio, come prima cosa e per meglio definire di cosa si tratta, oggi vorrei che approfondissi una delle tue principali materie e, cioè, la Gestione della Realtà.
Penso sia fondamentale e che ci sia un'estrema necessità di imparare a gestirla, ora più che mai.
Successivamente, se vuoi, mi spiegherai anche perché hai affermato nel video della scorsa settimana, di cui abbiamo appena rivisto uno stralcio, che: “Non sono bravo nel gestire la realtà”. (Il video completo è disponibile sul mio canale YouTube).
R: Ognuno di noi gestisce continuamente la propria realtà, il punto è che non ne abbiamo il controllo.
Tutto si manifesta relativamente a questo aspetto: l'universo, semplicemente, reagisce a quella che è la nostra caratteristica emozionale interiore.
In sostanza, ottengo, penso e interagisco con quanto penso per la maggior parte del mio tempo.
Questa realtà riguarda il nostro universo e la nostra vita.
E' necessario, però, come primo passaggio, eliminare del tutto alcuni retaggi: il primo è “la punizione”. Non lo mettiamo neppure più in discussione; frasi killer come “Sto sbagliando qualcosa” “E' inutile che io tenti, ad altri non è riuscito figurati se può riuscire a me...” “Non me lo merito; sono troppo insicuro, stupido, incapace, timoroso, etc. etc.”.
Retaggi che derivano anche dalle religioni.
Se inizio a muovermi all'interno del mio mondo convinto, un po' come fanno i bambini prima di iniziare il percorso scolastico, di poter ottenere naturalmente quanto desidero (senza pensare che sono colpevole, che è difficile, che ho un problema) sarò in grado di attingere a piene mani dal fenomenico.
Pensiamo, invece, in questi termini: sono un'abitante di questo pianeta e mi rapporto con il mondo fenomenico il quale mi risponde sulla base di quanto sono.
La verità è che siamo immersi in una casistica infinita di possibilità, cose per le quali abbiamo libero accesso.
Isoliamo quella casistica sulla base di un nostro interessamento; è quello il vincolo che ho con il fenomenico.
Per meglio comprendere: immaginiamo di attraversare un bosco, di notte, e di illuminare il nostro percorso con una torcia. Sarò, allora, coinvolto con tutto quanto il fascio di luce andrà ad illuminare.
Se voglio realizzare una situazione, devo fare in modo che ci sia coerenza tra la cosa che voglio realizzare e quello che sono.
Se voglio realizzare abbondanza, ad esempio, dovrò mettermi in condizione di sentirmi io per primo in abbondanza. Muovermi come se possedessi un cospicuo conto in banca, osservare le vetrine con vivo interesse e non pensare “ Non posso permettermi quella cosa, non riuscirò mai ad averla”.
Se ascolto il racconto di un amico in merito ad un viaggio in terre lontane dovrò sentirmi come se fossi pronto alla partenza per la medesima meta.
Questo vale per le malattie, per le questioni sentimentali, etc. etc..
Il principio esclusivo che riguarda la Gestione della Realtà è: “Io devo essere della medesima sostanza della cosa che mi interessa” perché quella cosa verrà a me e si creerà un vincolo, una condizione in cui parteciperò a quell'esperienza. All'esperienza, cioè, che io stesso ho richiamato con la mia attitudine.
Al contrario, se pensiamo e ci muoviamo con l'idea di essere uno sfigato, un disgraziato, un perdente, finiremo semplicemente per allontanarci da tutte quelle possibilità.
Mi è capitato spesso di ricevere, a questo proposito, svariate obiezioni.
I commenti, generalmente, sono questi: “Vorrei vedere te, se fossi in questa situazione... Come riusciresti a venire fuori? Come?”
E mi raccontano di disoccupazione, di malattia, di abbandono e solitudine. Drammi umani.
A parte il fatto che io sono uscito da un inferno che la maggior parte delle persone nemmeno è in grado di immaginare....
Il punto è che se smettessero di rimanere concentrati su quell'aspetto della loro vita e spostassero l'attenzione altrove, su cose che diamo per scontate come, ad esempio “Io ho le mani” si metterebbero in moto altre energie.
Non è una banalità, impariamo a non dare per scontato quanto non è a beneficio di tutti!
Se fisso l'attenzione su questo aspetto manifesto emozioni e le emozioni sono energia, catalizzano positività che vanno a coinvolgermi modificando il mio stato.
Abbiamo paura della nostra potenza; lo so, inizialmente è successo anche a me.
Quando le cose cominciano ad andare nella direzione giusta decadono i ruoli.
Decade il ruolo di vittima, il ruolo di giudice, quello del “povero me” e rimane solo questo ruolo nuovo che ci spaventa e che non sappiamo se saremo in grado di gestire.
Viviamo accontentandoci di mantenere un profilo basso, non ci esponiamo ad una serie di correnti per paura. Ma se smettessimo di aver paura e vivessimo la nostra vita come se fosse un gioco tutto diventerebbe facile.
D: È anche dalle crisi che si esce più forti e le tue parole, ancor più oggi, risultano una vera benedizione.
Nel mio caso, dal punto di vista energetico, posso dire di non aver mai vissuto un momento così alto in tutta la mia vita. Negli ultimi mesi, ho conosciuto persone straordinarie ed anche quanto sto facendo non rientrava minimamente nelle mie prospettive e possibilità. Eppure...
R: Non dimentichiamo che stiamo attraversando una fase apocalittica, di rivelazione. Se la persona è saggia, meschina o superficiale, ora e a differenza di quanto accadeva prima, è molto chiaro, molto evidente. Questa è la vera benedizione.
Quando non conosciamo la natura di una specifica condizione che ci coinvolge non sappiamo come comportarci, ma in questo momento lo si vede molto chiaramente.
Il salto evolutivo si può fare solo in circostanze come queste, altrimenti si torna a pensare alle vacanze da organizzare, alla macchina nuova da acquistare. A questioni fini a loro stesse che non toccano mai la profondità dell'essere.
Negli ultimi mesi, ci siamo trovati a dover affrontare temi che ci hanno portato a vivere grandissimi dilemmi da sciogliere dentro di noi e questo ha dato origine all'introspezione.
È l'aspetto più poderoso di quanto ci accade.
D: Penso che tutti noi ci arriveremo, magari con tempistiche diverse. É un passaggio fondamentale al quale non possiamo mancare.
Ora vorrei chiederti (col rischio di saltare da un argomento all'altro e di uscire dal tracciato visto che siamo partiti con la Gestione della Realtà), nei tuoi video hai più volte parlato dei vampiri energetici, questo argomento mi incuriosisce particolarmente. Puoi approfondire cosa intendi?
R: Il drenaggio energetico su questo piano dimensionale esiste da sempre.
Dal momento in cui si struttura una situazione che ha la sua intelligenza e, quindi, pensa a tutelare la propria incolumità, si crea un esigenza energetica che viene estratta con varie tecniche dalla persona. Spesso, a sua insaputa.
Alcuni drenaggi energetici sono inevitabili mentre altri, dal punto di vista delle persone drenate, sono totalmente futili ed è importante sapere come avviene e come evitarlo.
Nel mio studio, dove lavoro come terapeuta da diversi anni (anche se sono più di dieci anni che lo studio), nella stragrande maggioranza dei casi, vedo persone che vivono un forte malessere a causa di relazioni tossiche, della vicinanza con persone tossiche.
Quando si forma una coppia, raramente entrambi hanno la medesima stabilità.
Più spesso, una delle due gode della stabilità che all'altro manca.
A distanza di tempo, molto probabilmente, si invertiranno i ruoli: chi mancava di stabilità sarà rinvigorito a differenza dell'altro che accuserà mancanza di vigore.
Il classico esempio di travaso di energia.
Questo accade anche nel mondo del lavoro dove il problema non è mai il lavoro in sé, ma le interazioni.
Anche a livello architettonico, veniamo drenati di energia.
Se ci troviamo all'interno di una grossa struttura (magari formata da grandi archi) finiremo col sentirci piccoli. Pensiamo anche solo all'Altare della Pace che è mastodontico; avrebbero potuto realizzarlo con materiali più preziosi ma con dimensioni diverse. Invece, è strutturato proprio con l'intento di farci sentire piccoli, per sottolineare la grandezza della Patria e la piccolezza dell'individuo.
Anche davanti al bancomat, in banca, in un grosso centro commerciale ci sentiamo piccoli.
Siamo sottoposti, a nostra insaputa, ad una serie di impulsi molto diretti che non rientrano nella nostra volontà e solo il fatto di gestire quella condizione richiede un grandissimo dispendio di energia. In ogni caso, ne veniamo privati.
Solitamente il vampirismo energetico, (vi invito alla visione, sul mio canale YouTube, di un video dove tratto approfonditamente l'argomento) avviene quasi sempre con una dinamica molto semplice: incontro una persona, il mio stato di benessere è nella norma. Mi trattengo con la persona per alcuni minuti. Al momento dei saluti, lui sarà rigenerato mentre io mi sentirò indebolito.
D: Molto esauriente, grazie. Mi domando, però, perché non ce ne rendiamo conto; quando pensiamo al travaso di energia finiamo col considerare spiriti o maghi. Anche se, persino, la scienza ne ha confermato l'esistenza, pensiamo a qualcosa di esoterico.
Quindi, perché siamo ancora così chiusi e non ce ne rendiamo conto?
R: Tutto quello che concerne il fenomenico riguarda una perdita di energia; se paghiamo una bolletta, un conto, non perdiamo denaro perdiamo energia.
Se guardiamo la televisione, siamo sottoposti a due condizioni: la prima, abbassano il nostro quoziente intellettivo. Si rivolgono a noi come se fossimo mentalmente limitati; la seconda, non è un mezzo interattivo. Guardo la televisione, ricevo e assorbo informazioni ma qualora volessi esprimere il mio dissenso, non posso farlo. Si crea una condizione di sgomento e di frustrazione.
Siamo alla guida della nostra auto, l'andatura è tranquilla. Un macchina comincia a tallonarci, ci innervosiamo, entriamo in agitazione; in questo modo, avviene il passaggio di energia.
Faccio parte di una gang, decido di infastidire qualcuno. Lo spavento, lo terrorizzo senza avere realmente alcun intenzione di fargli del male. Lo scopo è privarlo di energia perché è grazie alla sua paura che io mi nutro.
Pensiamo ai corpi militari, alla polizia. La polizia utilizza agganci molto semplici per sottrarre energia e, cioè, pone domande alle quali non possiamo sottrarci (mi viene in mente il detto “Comanda chi domanda”).
All'interno di un gruppo, di qualunque natura, c'è sempre qualcuno che assume il ruolo dell'indagatore, del giudicante; magari è solo un disgraziato qualunque...
Assumendo quel ruolo, facendoci sentire osservati e giudicati ci mette nella condizione di sottomissione che gli consente il travaso. Questo, avviene molto spesso anche all'interno delle famiglie.
D: Tutto questo dare e avere energia, da un punto di vista fisico ci deteriora? Intendo dire, se vivessimo una condizione priva di questi meccanismi avremmo una vita più longeva?
R: Considera che in questo mondo abbiamo una certa massa energetica, dove io ho più o meno appannaggio di determinati spazi; prendere energia all'altro rappresenta un tentativo di prendere un piccola quantità di energia da tutto il patrimonio energetico a mia disposizione.
Per cui, prendo un po' di energia la trasformo e poi la ridistribuisco.
In sostanza, si tratta sempre della medesima quantità di energia che viene rimessa in circolo, altrimenti ci sarebbe un'esplosione.
Oltre che prendere e dare energia, va considerata anche la qualità dell'energia stessa e che è più o meno funzionale alla persona.
È evidente, però, che se io sono costantemente in contatto con energie negative queste avranno ripercussioni anche sul mio piano fisico. Accade molto spesso nelle famiglie.
Ci sono situazioni, invece, che mi consentono di sentirmi rinvigorito; ad esempio, sul piano amicale o, più in generale, di relazione.
Se voglio fare un vero cambiamento nella mia vita, dovrò necessariamente cambiare ambiente, città.
Se rimango all'interno di quel contesto il cambiamento sarà pressoché impossibile. Le persone tenderanno a ricordarmi com'ero, cosa facevo o a tormentarmi con commenti tipo “Sei cambiato, non ti riconosco più. Sei molto diverso...”
D: Quindi, tu suggerisci un cambio radicale
R: No, dico che è indispensabile o avrai l'inferno attorno.
D: Hai risposto in maniera talmente esaustiva che non credo ci sia altro da aggiungere.
Ora vorrei introdurre un altro argomento. (Si trasmette lo stralcio di un video molto divertente nel quale Matteo, uno straordinario attore, ballerino e cantante, scherzosamente interpreta il ruolo dell'ominide palmato. (Il video completo è visibile sul mio canale YouTube).
Prendo spunto da questo video, restando nel mondo del sarcasmo e con tutto il rispetto dovuto alle scelte altrui, per chiederti com'è nata la definizione di “ominide palmato”?
R: Guardando una papera, senza nulla togliere a questi dolcissimi animali.
Abitualmente, non identifichiamo le papere con un essere particolarmente intelligente.
L'ominide non è un uomo, è soltanto una sottospecie. Palmato, poi, per intendere che è più vicino ad un oca che ad un essere umano. In genere, ha una vita molto elementare...
L'ominide non pensa mai, assume qualsiasi tipo di informazioni che deriva da un ego più grande del suo. Nel momento in cui si rapporta con qualcuno che ha un ego, un autorità maggiore, qualcosa che comunque lo sovrasta, lui adotta quell'informazione a prescindere dal contenuto dell'informazione stessa. Anche la più assurda.
Come, ad esempio, il divieto di acquistare alcolici dopo le 18:00 oppure isolare i bambini quando è noto che non esistono casi al mondo (tranne situazioni particolarissime) di bambini malati o deceduti per Covid.
Realtà alle quali si è assuefatto e che ha addirittura difeso, come uscire con la mascherina o stare in casa con la mascherina. Potrei elencare una lunga serie di situazioni grottesche...
Tutte queste condizioni l'ominide le vive con grandissima soddisfazione, non solo ha riferimenti espliciti ma può esprimere, e testimoniare, la sua fedeltà all'autorità del momento ritenendosi collocato all'interno della condizione più giusta.
L'autorità ha sempre affascinato, sarebbe sufficiente conoscere la narrativa per l'infanzia. Fiabe o racconti ricchi di personaggi che si mettono sempre a disposizione del re (o della regina) e mai al servizio di gente comune.
L'autorità rappresenta qualcosa a cui noi dobbiamo legittimamente dare ubbidienza sentendoci, inoltre, molto bene nel farlo.
D: A questo proposito, mi vengono in mente i vari slogan in voga negli ultimi mesi, ad esempio “Andrà tutto bene”.
Il messaggio, se fosse allineato con un certo tipo di pensiero e di azione, potrebbe anche funzionare ma se viene inteso come “Andare in guerra e abbattere un nemico” allora non mi trova concorde. A mio avviso, deve essere supportato in primis da un ragionamento cosciente e responsabile dell'individuo.
R: Su questa ipotesi non vorrei entrare; quello che invece mi sorprende molto e che mi ha lasciato, e tuttora mi lascia, parecchio disorientato è relativo a quello che affermano questo tipo di persone che ritengo non solo passive ma assolutamente incapaci di pensare. Anche davanti all'evidenza.
L'omonide palmato, per quanto riguarda questa condizione, non ha la capacità di riflettere e di mettere a confronto l'informazione ricevuta con la riflessione, con il ragionamento.
Semplicemente, lui assume quanto gli è stato riferito e lo esegue.
Oltretutto, combatte chi ha un comportamento opposto al suo perché lo vive come un nemico.
Tu rappresenti lo strano, il diverso, quello che non solo si farà male ma metterà a repentaglio la vita altrui. Sei colui che va oltre il limite, il consentito, e questo non si può fare.
Considera che, se fosse solo, non arriverebbe mai a un “Testa a testa”, ma è incluso nel gregge e sente il dovere di farlo.
Un libro che esprime perfettamente questo principio è “Il Gabbiano” di Richard Bach che tu conosci senz'altro.
D: Chiarissimo, tra l'altro il libro che hai citato è bellissimo. Possiamo ritenere questo tipo di persone vampiri energetici?
R: Assolutamente sì.
Nei miei video parlo spesso dell'atteggiamento, dell'approccio da adottare per evitare il prelievo di energia.
Se vengo guardato con evidente ostilità oppure se, incrociandomi, l'altro indietreggia o si sposta a ridosso di un muro per esprimere, con maggior forza, la sua disapprovazione, il suo timore, si crea in me uno sbilanciamento, un disagio, questo è già, e di per sé, un travaso di energia.
Ma se io ti ignoro completamente, se continuo tranquillamente a camminare non c'è il feedback.
Nel vampirismo energetico l'aspetto più importante (per prendere energia) è il feedback, l'andata e ritorno. Serve un polo negativo ed uno positivo.
Nel mio caso, spesso indosso le cuffie e cammino guardando avanti, serenamente.
D: Tu mantieni sempre lo sguardo “Dritto davanti a te”?
R: Il modo migliore per prendere energia (anche da tutto quello che ci circonda) è evitare di guardarsi intorno. Che non significa camminare con uno sguardo truce e di sfida, intendiamoci.
Significa rimanere concentrati sul momento presente senza farsi condizionare.
Anche solo godendo dell'aria fresca che ti sfiora il viso.
Hai notato come le persone carismatiche non si preoccupano mai di suscitare l'approvazione altrui né tanto meno cercano di farsi notare? Vanno per la loro strada e non si curano d'altro...
D: Certo, rimanere concentrati nel presente, in quello che c'è, è quella la chiave.
A volte, su Facebook, posti video in cui ti alleni in palestra. In questo periodo anche frequentare la palestra è diventato difficoltoso: togli, metti, ritogli e rimetti la mascherina... Tu come ti comporti?
R: In realtà, non indosso mai la mascherina; quindi, non la metto neppure in palestra.
Anche se ho visto persone che la indossano anche sotto la doccia. Non una, ma diverse persone.
Ora, però, che minacciano una nuova chiusura delle palestre mi sono adeguato e la metto dov'è obbligatorio.
La palestra che frequento è molto grande, di livello, ed è (sotto ogni profilo) molto ben organizzata.
Ci lavorano decine e decine di persone e se considero il numero di persone che, in totale, lavora per le palestre di questo circuito si parla anche di alcune centinaia.
Correrei il rischio di creare loro un grandissimo problema e voglio assolutamente evitarlo.
Naturalmente, al di fuori non la indosso mai.
D: In alcuni video, mi sembrava dicessi che il numero delle persone che anche all'aperto indossa la mascherina non è poi così alto?
R: Non è così, durante il giorno quasi tutti la indossano; sono pochissimi coloro che continuano a circolare senza. È la sera che, magari, il numero dei “mascherati” diminuisce sensibilmente.
D: In merito all'attuale situazione scolastica partirei dal commento di Cristina che riporta una frase di Maria Montessori: “Ogni ostacolo che un adulto pone nel cammino di crescita del bambino lascerà una traccia nella sua personalità e nella vita”.
R: Naturalmente, non posso che essere d'accordo.
Cristina ha citato una delle educatrici che più stimo e amo. Così come adoro Steiner che ritengo un grandissimo e Piaget ma anche Rousseau che era un grande educatore anche se sono pochi a saperlo...
D: Tra l'altro, Cristina è educatrice nido Montessoriana.
R: Maria Montessori ha toccato concetti che in questo momento sono facilmente condivisibili, ma se torniamo al periodo storico in cui li esprimeva tutto appare ancor più straordinario.
La Montessori, con il suo metodo educativo e che l'Italia ha poi diffuso nel mondo, rappresenta uno dei nostri tanti fiori all'occhiello.
D: Se volessimo mantenere un atteggiamento, uno sguardo, positivo sull'attuale condizione scolastica cosa ti sentiresti di dire? Cosa potremmo trarre di positivo da questo tipo di esperienza?
R: Niente, in questo caso proprio niente.
Ci si relaziona con creature che finiranno con l'adottare tutte le informazioni che gli vengono date. È stato fatto un esperimento con cuccioli di gatto: alcuni, per un certo periodo, sono rimasti in contatto solo con linee orizzontali mentre altri erano in contatto anche con quelle verticali.
I gattini del primo gruppo, messi davanti ad una scalinata, non erano in grado di salire; cadevano, si sbilanciavano, non capivano. Non conoscevano le linee verticali, non le riconoscevano.
Ci sono insegnanti coscienziose che sono disperate, ricevo numerosissime mail a questo proposito. Alcune si mettono in malattia per evitare di far parte di questa follia.
Poi esistono insegnanti che adottano un comportamento diametralmente opposto; una di loro pretendeva, per assicurarsi il giusto e perpetuo posizionamento, di mettere addirittura del nastro adesivo ai lati della mascherina indossata dai bambini.
Io non sono uno spiritualista, so per certo che l'autocontrollo è determinante. Purtroppo, in questi casi fatico a controllarmi.
Se per la tua idiozia, la tua incapacità di far parte del mondo, suggerisci una cosa del genere ad una creatura non crei solo disappunto ma diventi pericoloso.
Sei pericoloso.
Se ad un bambino trasmetti la tua preoccupazione, se gli trasmetti il tuo timore (quella che vivi come un'incombenza) in merito “al rischio di contagio tra scolari” (ricordo ancora una volta che neppure un solo bambino è stato contagiato né tantomeno può contagiare) farai di quel bambino un anaffettivo. Gli fai del male immane.
D: Crei una bomba a orologeria...
R: La persona anaffettiva non può ricevere sentimenti che sono, per un essere umano, un elemento nutrizionale fondamentale.
Accadono allora cose drammatiche e che spesso riguardano la sfera sessuale che rappresenta l'elemento più facile dove raccogliere emozioni impattanti...
Positivo è comprendere che questo genere di scuola (ma quasi sempre la scuola) non fornisce una cultura veritiera.
Silvano Agosti che stimo (anche se non sono sempre completamente d'accordo con quanto sostiene), ripete spesso che è grazie all'aver mancato la scuola, per motivi di guerra, che è diventato la persona che è. Parliamo di una persona dotato di personalità, molto intelligente, dinamica e curiosa.
Si costringono i bambini, ed i ragazzi, all'apprendimento di nozioni storiche che sono prive di basi valide. Ad esempio, penso a Napoleone che all'età di 21 anni diviene imperatore o all'impero romano che con carri e cavalli si espande in quasi tutta l'Europa, il sud est asiatico e penso sia, perlomeno, poco credibile...
L'allievo, però, deve allinearsi. Non può, non gli è consentito manifestare il benché minimo dubbio.
Deve apprendere, studiare e memorizzare.
Non viene messo in condizione di confrontarsi con la sapienza, con la cultura, ma deve eseguire un ordine. Quale miglior contesto per assumere, poi, il ruolo di schiavo?
La maggior parte degli ominidi palmati è rappresentata da coloro che a scuola erano gli ubbidienti, coloro che garantivano per tutti lo stato di ubbidienza, quelli assoggettati all'iter di controllo.
Io vanto di non essere gestibile perché a scuola ero tra quelli che era messo sempre fuori dalla classe.
Ricordo, in particolare, un professore che non appena entrava in classe diceva: “Nali, fuori!” ed io “Ma se ancora non ho fatto nulla??!!”.
Ero già molto onesto, dicevo: “Ancora non ho fatto nulla” perché magari poi lo facevo...
Dopo un po', lo stesso professore, mandava la secchiona del momento per richiamarmi in classe e capitava spesso che la compagna rientrasse con un mio messaggio: “Nali chiede se può trattenersi fuori per altri dieci minuti.” Ora si sta scherzando, non ero certo un buon esempio da seguire...
Ho, comunque, sempre vissuto con grande disagio le situazioni in cui ero chiamato a rispondere per qualcosa che non sentivo come una vera necessità.
Scomodo, ancora una volta, Silvano Agosti e il suo Kirghisia che è un posto immaginario dove l'istruzione è sviluppata con un sistema molto differente.
In sostanza, in quel mondo immaginario, i bambini giocano ed è all'interno del gioco che il bambino apprende.
Si creano situazioni d'interesse che portano il bambino stesso a porre domande, qualcosa che lo incuriosisce e che, sempre restando all'interno del gioco, fa sì che il bambino apprenda quanto realmente necessita. Anche in termini di nozioni come ad esempio la geografia o altre materie.
Oggi, invece, viene perpetuata una vera tortura; un sistema aberrante che nemmeno mettiamo più in discussione.
Il bambino deve muoversi, deve far funzionare quel corpo che non può rimanere fermo per ore.
Non può usare per ore solo la testa quando, in realtà, vorrebbe correre in un campo!
Un bambino per avere uno sviluppo corporeo che va di pari passo con quello mentale, deve muoversi. Se viene subissato di informazioni che non mirano a suscitare il suo reale interesse ci sarà il coinvolgimento della corteccia frontale e quelle informazioni non andranno all'interno del bambino che non diventa quella cosa, che non riesce ad imparare, a prendere qualcosa che è veramente funzionale alla sua vita.
Si trasformerà in una persona che non accoglie le informazioni in profondità.
Apprende una lezione che è funzionale solo a dimostrare che ha imparato qualcosa che serve a procurargli un voto. Un voto, peraltro, assegnato dall'autorità.
D: Manuela commenta “Ostacoli sì, ma non pesi troppo pesanti sui bambini. Altrimenti si rischia di fare un danno che sarà troppo difficoltoso superare”
Sono veramente troppo difficili da superare questi danni?
R: Serve una giusta misura.
D: Cristina scrive: “L'adulto ha il compito di togliere gli ostacoli”
Giustamente, altrimenti chi altri dovrebbe farlo?
R: L'adulto dovrebbe anche imparare a trasmettere; nell'educazione l'elemento più significativo è la coerenza.
Sapete quale insegnamento trasmetti al bambino quando non dici nulla ma semplicemente gli sorridi? Poniamo il caso che il bambino cada, non si è fatto nulla ma piange. La mamma lo aiuta a rialzarsi, non dice nulla ma gli sorride.
In quel sorriso, anche se la mamma non lo dice, c'è “Non è nulla, non ti sei fatto niente”.
Il bambino sa di non essersi fatto niente ma quel messaggio gli arriva direttamente all'anima.
Volevo ora rispondere ad una domanda che mi hai posto, inizialmente, a proposito di una mia dichiarazione in merito alla Gestione della Realtà. Ho detto di non essere bravo nel gestire la realtà.
D: Giusto, l'avevo persino dimenticato. Allora, fatti la domanda e rispondi alla domanda!
R: Sai che questo comporterà uno stato di estrema solitudine, vero? Perché come non sentirsi soli in un contesto del genere. Sto scherzando, ovviamente.
Quando si ritiene di essere bravi, metti il caso di un grande artista e cito Botero che è un grande artista ma che è tutta la vita che ripete le stesse cose...
Può funzionare in termini economici o di fama, ma dal profilo della ricerca, dell'introspezione non funziona. Se pensi di esser bravo nel fare qualcosa non ricerchi più, non riesci più ad essere originale. Se una persona vuole gestire la realtà ma dimentica di essere originale, umile, se non sente di essere parte di un tutto, della terra può diventare (magari) un guru, un esperto.
Ma non riuscirà mai ad agganciare quel qualcosa che si nutre di quell'entusiasmo.
Per questo motivo, io dichiaro di essere un grandissimo incapace nel gestire la realtà però mi entusiasma tantissimo il riuscirci.
Ed è in virtù di questo entusiasmo che (oltretutto, alimenta l'umiltà e, in questo momento, dovrebbe essere maggiormente considerata) mi permette di essere nuovo nel momento in cui vado a fare una tecnica.
Quando sei originale, nuovo, fresco riesci a incidere quello che è il condizionamento.
Se ritieni di essere bravo e ti bei di quelle che sono già state le tue conquiste, ti annoi. Anche se, poi, non hai il coraggio di riconoscerlo. A quel punto, devi costruirti un personaggio.
Tu hai senz'altro partecipato a molti corsi, avrai visto personaggi storici che arrivano e sembrano Gesù Cristo. Ma io dico “Calmi, state molto calmi...”
D: Si, ce ne sono tanti.
R: No, è la maggior parte. Quelli che ti dicono “Io vedo... perché tu hai questa cosa...ora te la sistemo...” Ma tu pensa al tuo che il mio lo sistemo io. Semmai parlami delle cose belle che vedi in me.
Quando faccio i trattamenti alle persone io parlo esclusivamente delle loro qualità, delle cose belle che già hanno.
Non fingo, mi rivolgo realmente e direttamente a quella parte e la persona (anche se non ha capito, anche se non me lo riconosce perché il cambiamento, quando accade, non lo comprendi mai subito ma solo in seguito) sviluppa, poi e naturalmente, capacità e attitudini che gli permetteranno di risolvere alcuni problemi.
La soddisfazione, la gioia che provo quando una persona (dopo un mio trattamento) esce dal mio studio con un'espressione nuova sul volto e mi ringrazia. Il vederla rifiorita mi dà veramente energia.
Mi fa dire “Che figata!!” E non “Sono figo” che è completamente differente perché “Sono figo” alimenta l'ego e non cresci più mentre “Che figata!!” alimenta la spinta, l'entusiasmo e la voglia di rifarlo.
D: Penso che sia un lavoro che dovrebbe essere adottato a livello sociale e dovrebbe essere fatto ogni giorno con tutte le persone con le quali ci interfacciamo dai colleghi, agli amici, ai familiari fino al nostro partner.
R: Involontariamente hai utilizzato una frase che deriva da un retaggio scolastico “Dovrebbe esser fatto perché è giusto così”. Se invece avessi detto: ”Ah vedessi com'è divertente fare questa cosa!” Capisci? Ha il medesimo significato ma parti con un'energia diametralmente differente.
D: Sì, è proprio così.
Se fosse per me, andrei avanti all'infinito ma è arrivato il momento di concludere questo nostro incontro. Abbiamo affrontato molti temi e ti ringrazio ancora una volta per aver accettato il mio invito. Naturalmente ci ritroveremo perché gli argomenti sono ancora tanti.
R: Sai che sono una persona sincera, diretta, non amo minimamente le sviolinate. Trovo che tu sia una persona leale, onesta, brillante, intelligente e anche un bel ragazzo.
Devo, però, confessarti che quest'ultimo aspetto non suscita in me alcun emozione particolare...
Si scherza, naturalmente.
D: Restando in tema di complimenti, avevo già notato che hai un gran fisico. hai un corpo molto ben strutturato e assolutamente tonico. Sarebbe sufficiente vedere i video in cui ti alleni, le tue sessioni sembrano davvero molto impegnative.
R: Sì, curo particolarmente il mio corpo e non per essere figo (che, francamente, è l'ultimo aspetto di cui mi interesso) ma perché questo mi fa stare bene.
È molto importante avere una percezione di se stessi favorevole, una persona deve guardarsi allo specchio e avere un bell'impatto e non perché “Così cucco, così ho un riconoscimento dalle altre persone”.
Oggi, a 52 anni, ho una vitalità che a 20 anni non avevo e questo è un impulso che mandi all'universo e che l'universo, poi, ti rimanda sotto altra forma.
Le persone che si lasciano andare che, ad esempio, accumulano chili in eccesso sono in un corpo che non è il loro; magari se la possono godere perché anche quello può rappresentare uno stile di vita, ma se ti neghi l'andare al mare perché sai di non piacerti, se non puoi indossare i vestiti che desideri... Questo nostro tempio, questo nostro corpo più lo curiamo e più questo incide sulla nostra anima. Nutrirlo bene, non ingolfarlo e fare in modo di presentarlo in modo che sia gradevole per prima cosa a noi stessi. Non solo crea soddisfazione ma ha davvero valore.
E con questo, intendiamoci, non voglio certamente sembrare materialista...
D: Giustissimo.
Ora, e in chiusura, arrivano moltissimi ringraziamenti e complimenti per entrambi.
Io però voglio ringraziarti in prima persona perché in questo periodo, in questi mesi, sei stato (con i tuoi video, con la tua costante attività) molto presente e mi hai permesso di approfondire la tua conoscenza.
R: Grazie a te, Luca, e a tutti i partecipanti che ci hanno seguito per oltre un'ora.
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