E se fosse l'ultimo giorno della vostra vita?
A proposito del tema trattato di recente, la morte. ho ricevuto moltissimi commenti; ne leggo solo alcuni, ma sono davvero tanti...
Semplicemente io, commenta: “Azz, cominciamo bene la giornata!”
Eh sì, il tema della morte ci è stato fatto percepire come terribile, la fine di tutto e se, al contrario, si trattasse dell'inizio di tutto?
Si teme la morte perché ne abbiamo subito il condizionamento. Ci hanno detto come dev'essere percepita, ma se solo ci spostassimo in altri Paesi come, ad esempio, il Giappone scopriremmo che i neonati, fin dal loro primo attimo di vita, hanno già la tomba.
Per noi occidentali è piuttosto incomprensibile, ma il messaggio filosofico insito in questa tradizione è molto profondo.
El nino scrive: “Dedicherei una mia ultima canzone, ma si sa che la musica è immortale”. Giustissimo.
Marcello commenta: "Amen (ateosamente)”.
Versione estremamente atea. Sovente, dichiarandosi atei si pensa di affermare di non credere nella Chiesa, nelle religioni, oppure in Dio, ma potrebbe benissimo voler dire “Non credo nel Dio che ci è stato narrato”.
Andrea M.: “Se fosse l'ultimo giorno della mia vita, scrive, cucina francese!”. Carino, molto.
Claudio R.: “Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre”
Grandissimo, Claudio.
Alessandro G.: “Farei il kamikaze”. Molto divertente, ma eviterei di commentare...
A Consuelo che mi chiede se non stia per accadere qualcosa le rispondo sì, sta per accadere qualcosa di grosso.
Poi, in risposta a chi chiede il mio parere a proposito delle iniziative avviate da professionisti di livello che, per quanto mi è dato sapere ritengo siano degni di stima, non ho alcuna posizione avversa.
Voglio solo precisare che, a parer mio, iniziative che appaiono allettanti sembrano escludere il coinvolgimento dell'individuo.
Il sistema cosa ci dice? “Non preoccupatevi, ci pensiamo noi”.
Se davvero abbiamo intenzione di prendere le distanze dal sistema, dovremmo cominciare a non usare più le sue metriche evitando di cadere nell'eventuali sue trappole e accettando, pacificamente, che l'unica possibilità consiste nel cambiare se stessi.
Conseguentemente, cambierà anche la percezione del mondo.
Per quanto concerne, invece, coloro che ancora vivono con grande rabbia l'attuale situazione e che si impegnano per ostracizzare e per annientare il nemico, noto che manca lo stesso fervore, la medesima cura nel modificare loro stessi.
Non cercano di cambiare la percezione della vita, e della realtà, mentre è questo ad essere risolutivo.
Ci hanno fatto credere che il mondo sia uguale per tutti, ma non è così.
Ogni mondo poggia su differenti scenari.
Se cambia il modo con cui interagisco con il mondo, se ne modifico la percezione, cambierà inevitabilmente anche quello stesso mondo che, per il medesimo effetto, assumerà altre caratteristiche.
E anche per quel che riguarda il mondo che continuano a sostenere sia uguale per tutti, anche quello contiene al suo interno percezioni differenti e, di conseguenza, risultanze completamente differenti.
Il principio cui ho appena accennato è di Gurdieff, filosofo russo, scrittore e grande mistico che rimane, probabilmente, il più grande personaggio dell'epoca moderna.
Sue sono le danze sacre (o movimenti di Gurdjeff) che si ispirano alla filosofia Sufi; ho partecipato ad un workshop di danze sacre di due giorni e l'annovero tra le esperienze più potenti che io abbia mai fatto.
Questi movimenti permettono una “ginnastica” degli emisferi cerebrali che facilita lo stato di presenza. Una condizione determinante per la gestione della realtà che definisco “Super potere”.
Qualsiasi problema è un prodotto della mente, una volta che la nostra mente smette di essere condizionata dal brontolio mentale comincia ad esser produttiva e ad emanare un tipo di comunicazione che riverbera nel nostro ambiente finendo col fornirci una soluzione.
Per essere presenti, bisogna svegliarsi.
Moltissime persone fraintendono e affermano di essere già in quello stato, ma non lo sono.
Ancora una volta giocano con la pantomima di loro stessi.
Assenza di presenza è la condizione in cui il brontolio interiore cerca di capire cosa sta vedendo, cosa accade mentre contemporaneamente è attraversata da mille altri pensieri come le bollette da pagare, l'abito indossare, il vicino ancora da ringraziare, etc. etc..
Nello stato di presenza, il rimùginio mentale è interrotto dalla percezione del corpo ed è mantenendo la mente concentrata sul sentire il corpo che si è in presenza.
Quando tengo un corso, registro un video o mi prendo cura di una persona sono totalmente in presenza. Possono crearsi situazioni in cui sono chiamato ad occuparmi di qualcosa che accade all'esterno, ma una volta concluso quell'onere rivaluto la mia condizione e torno allo stato di completa presenza.
È fondamentale mantenere questa condizione il più a lungo possibile.
Viviamo attraversando continuamente le nostre comfort zone, zone che implicano il minor dispendio possibile di energia. Si tratta anche di zone nefaste che continuiamo a frequentare e nelle quali siamo abituati a soggiornare semplicemente perché le viviamo come già note.
Iniziamo, così, la nostra guerra quotidiana e diamo l'avvio ad automatismi, a processi compulsivi che esulano dal nostro dominio ma che vengono perpetuati in quanto meccanici.
Perché allora considerare il giorno della nostra morte?
Arriva una condanna a morte, è il mio ultimo giorno di vita. Cosa posso fare? Cosa realizzo?
Tutto quello che non sono riuscito a fare finora e avrei voluto fare, ma non ho fatto in virtù di una paura condizionata dalle conseguenze.
Ora posso farlo, posso dirlo, posso abbracciare le persone per me davvero importanti e farlo in uno stato coscienziale veramente vivo.
Questo atteggiamento ci permette di rimanere nello stato non condizionato e di diventare, quindi, la cosa più importante al mondo. Non il pusillanime del mondo condizionato da norme, leggi, leggine o regole di qualunque sorta.
Inizio ad essere il centro del mio mondo che non significa essere egocentrici, ma consapevoli che il punto perfetto del pianeta è il centro dove io sono. Dal mio punto di vista, la persona più importante sono io.
Si interrompe il meccanismo che produce un comportamento spasmodico generato dal tentativo di arginare le aggressioni che, solitamente, subiamo.
A quel punto, avviene un'espansione di coscienza che permette di guardare alle cose in forma del tutto ridimensionata e consente di accedere alle soluzioni.
Provate! Sperimentate sia la presenza che la consapevolezza di quanto siamo come se davvero fosse l'ultimo giorno di vita.
Chi, oramai, si è cucito addosso un determinato ruolo pensando di non poter fare altro che indossare quell'abito dovrà svegliarsi e iniziare a pensarsi come una persona che può realizzare tutto ciò che desidera. L'unico requisito necessario consiste nel cambiare il modo di percepire sé stessi e il mondo.
Provate, sperimentate e vedrete che le cose cambiano.
Social di Luca Nali